Of the two, Picchiò’s is the more captivating thanks to the drummer/leader’s convincing De Johnette like polyrhythmic float , some espansive soprano from Lessmann (on “Rag” and especially “End” ) and Galardini’s guitar efforts on “Psycofarma” which, while decidedly mainstream, rely more on organic feel then on structural formalità. As reguard writing the opener is particurarly striking though it’s costant movement from area to area borders on distracting.
Maurizio Picchiò, qui dirige, lui de sa batterie un fort cohérent quartette. Qui a trouvé surtout une autre façon de diriger tout en tenant son role de rythmicien, sans tapage, simplement en prenant pour l’amener à la developper, en étant très attentif et présent, attentif à l’idée qui surgit inopinément.C’est dire que tous les roles sont redistribués dans le groupe Et qu’en retour chacun s’y montre particulièrement vigilant à ne pas manquer le plus infime changement dans la direction. Il n’est pas si courant que la musique bouge ainsi de l’intérieur (et non sous l’effet d’autres forces du moment.
Biri San (Splasc(h) H 172), by Maurizio Picchiò and his Quartet, i like their light-not soft fusion, Riccardo Galardini’s guitar and seductive tunes, the firms rhythms of Picchiò and bassist Fabbrini.
...typified by the Maiden Voyage of Herbie Hancok and the cristalline work of Gary Burton and Chik Corea; it has been carried on through many of the recordings by ECM and represents the narrowest interpretetion of the lessons learned from the lyric side of John Coltrane.
Il quartetto del batterista Maurizio Picchiò, con Klaus Lessmann saxes e clarinetto, Riccardo Galardini chitarra, Franco Fabbrini basso e l’ospite Ramberto Ciammarughi tastiere in due brani,predilige le atmosfere raccolte, solari, dai riflessi cangianti. Effetti di un certo interesse che si manifestano soprattutto negli unisono tra la chitarra synth e i fiati di Lessmann, o in alcuni passaggi paralleli. Temi esposti con un certo gusto, architettati in maniera decisamente interessante.
Dei 2 dischi il più avvincente è quello di Picchiò grazie al convincente batterista/leader che galleggia poliritmicamente come De Johnette.
Maurizio Picchiò dirige dalla sua Batteria un quartetto forte e coerente. Ha trovato soprattutto un altro modo di dirigere, mantenendo il suo ruolo ritmico con semplicità, saltando da un’intuizione all’altra, divertendosi a svilupparle, sempre attento al momento presente. Tutti i ruoli sono bene distribuiti nel gruppo e tutti sono molto attenti nel seguire la direzione. Ci accorgiamo che la musica sorge dall’interiore (e non sotto l’effetto di altre forze che non l’intuizione)Nel 1987 ad Umbria Jazz, Maurizio vince la borsa di studio per Batteria della Berklee School of Music di Boston.